La riforma sul copyright presentata oggi dal Commissario Oettinger rappresenta un disastro per internet. Oettinger ha lasciato che la riforma fosse modificata dagli interessi delle società private a scapito degli interessi di artisti e utenti. Questo tentativo di allineare il web a dei business model analogici è destinato a fallire, e con enormi costi.
Il nuovo piano per i siti web di news limiterà la libertà d’espressione in internet e danneggerà i piccoli editori e le startup innovative. Alla fine nessuno ne beneficerà: le piattaforme web e gli utenti smetteranno di pubblicare link di notizie dei giornali europei che incorporino immagini ed estratti che servono a stimolare la lettura e quindi ad aumentare il traffico, ma che ora richiederanno un’ulteriore licenza. Mettere delle gabelle sulla via percorsa dagli utenti per arrivare a una notizia di un sito web europeo non impedirà il declino degli introiti dei giornali, ma condannerà alla rovina anche i loro contenuti digitali. I problemi dell’industria digitale non possono essere risolti con la riforma del copyright.
L’insistenza di Oettinger nell’assicurare che la condivisione dei link non colpirà gli utenti è un tentativo di depistaggio. I link postati sui social network oggi includono automaticamente un frammento dell’articolo linkato, che la proposta di riforma vorrebbe fosse soggetto a una licenza ventennale dopo la pubblicazione. Nessuna eccenzion fatta per gli utenti. Di conseguenza, questa proposta renderebbe illegale condividere su facebook un link ad un articolo del 1996 in assenza di una licenza. L’affermazione di Oettinger è stata confermata dal Presidente Juncker nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, dove questi ha sottolineato il diritto degli editori a ricevere un compenso per le notizie diffuse, tanto quanto con una fotocopiatrice quanto con un link.
Presto condividere un link su facebook e twitter sarà illegale Tweet this!
Il Parlamento ha respinto questa idea diverse volte nelle sue risoluzioni sul Digital Single Market. E lo deve fare ancora. Al momento parlamentari di diversi gruppi si stanno unendo per far sentire la propria ferma opposizione.
Gli ulteriori piani di imporre nuovi obblighi ai siti che ospitano contenuti degli utenti, minacciano anche le startup europee e le piattaforme come Wikipedia. In un cambio di rotta, rispetto a quanto dichiarato in precedenza dal Vice Presidente Ansip, la pratica discriminatoria del geoblocking sembra restare all’ordine del giorno – le barriere digitali continueranno a spingere i cittadini dell’Unione a ricercare servizi di video on demand all’estero. Anche le voci del mezzo milione di cittadini Europei che ha richiesto la libertà di panorama nell’Unione Europea sono state ignorate.
L’unico buon punto sono le nuove eccezioni proposte per i settori dell’educazione, della ricerca scientifica e per gli archivi istituzionali – ma né questo né i nuovi piani aggiunti frettolosamente per il wifi libero nelle città Europee potranno compensare le altre catastrofiche proposte.
Per quanto possibile ai sensi di Legge, il creatore ha rinunciato al Copyright ed ai diritti correlati connessi a questo lavoro.